V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
pampu |
Inserito il - 21 nov 2010 : 09:39:18 La Costa Azzurra si tinge di nero condividi Partono le prospezioni petrolifere davanti alla Provenza. I verdi: fine del paradiso DOMENICO QUIRICO CORRISPONDENTE DA PARIGI Hai un bel dire l'oro nero, le royalties da nababbi mediorientali, le trivelle off shore che raspano come dannate in acque un tempo smaglianti ma ora impagliuzzate dalla manna dell'idrocarburo. Sulla Costa Azzurra stragiurano, avvampando di indignazione, che l'oro lo hanno già e lo estraggono da più di un secolo, l'oro bianco, le spiagge, il solleone, l'internazionale dei miliardari che non fa mai fagotto neppure quando il resto della Francia intirizzisce abbracciata al costosissimo termosifone. L'unico petrolio che a loro interessa è quello che estraggono dai portamonete degli emiri e degli oligarchi che comprano ville e parcheggiano yatch-portaerei davanti alle coste del Var che è un piacere vederli. Ma la puzza, gli antiestetici residui oleosi, i pesci morti li lasciano, educatamente, a casa loro. E invece no.
Il paese di un presidente, Nicolas Sarkozy, che ha fatto venire i rimorsi all'universo con l'obbligo di essere ecologista pena la distruzione, ha varcato a tutto vapore la soglia infera delle prospezioni petrolifere autorizzate proprio in faccia a uno dei gioielloni della natura francese. A meno di trenta chilometri, tra l'altro, dal parco marino di Port Cros. È una conferma : il presidente-catacumeno del Vangelo verde ha commesso negli ultimi tempi parecchie eresie, da quando ha scoperto cioè che le contingenze del bilancio statale sono più costrittive della salvezza del pianeta. Tra qualche giorno, entro novembre, i determinatissimi tecnici di una società inglese che ha ottenuto l'appalto, la Melrose Resources, cominceranno a bombardare con i fasci di cannoni sismici il fondo del Mediterraneo che in questa zona ha profondità anche di 2600 metri.
Gli inglesi sono ottimisti, profetano che questo bel mare davanti alla Provenza che inteneriva pittori e poeti è uno scrigno, zeppo di petrolio e di gas, soprattutto gas biogenico. Ne sono certissimi. Solo scrupoli sciagurati e l'effimera abbondanza hanno impedito finora di trasformarlo in redditizie godurie energetiche. Con una concessione di 12500 chilometri quadrati e due mesi di tempo è arrivato il loro turno. Già le vedono, le piattaforme che zampillano sul mare di Omero e i turisti della prossima saison che si ritemprano con originali escursioni tipo Nigeria o Kuwait. La festosa sintassi dei permessi è in regola, con bolli e controbolli: ministero (della ecologia e fino a ieri anche della energia) e prefetto delle Bouches-du-Rhône. Chieder loro di preoccuparsi perché le onde acustiche dei loro congegni rendono la vita difficile a una decina di specie di mammiferi marini già ingolfati nelle malebolge del rischio di estinzione sarebbe forse un po' troppo. In questo mare, si affolla, ingenuamente convinta di essere al riparo dalle ingiurie degli uomini e dell'economia, una arca di Noè: orche delfini balene, quattro varietà di tartarughe per non parlare dei pesci. A tumultuare a loro nome provvedono i soliti stralunati di Greenpeace France che hanno fiutato che la faccenda vada a finire in disastro e parlano di dossier sicurezza ampiamente insufficienti.
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3 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
MarcoMatson |
Inserito il - 26 mag 2014 : 08:13:31 | Messaggio di pampu
La Costa Azzurra si tinge di nero condividi Partono le prospezioni petrolifere davanti alla Provenza. I verdi: fine del paradiso DOMENICO QUIRICO CORRISPONDENTE DA PARIGI Hai un bel dire l'oro nero, le royalties da nababbi mediorientali, le trivelle off shore che raspano come dannate in acque un tempo smaglianti ma ora impagliuzzate dalla manna dell'idrocarburo. Sulla Costa Azzurra stragiurano, avvampando di indignazione, che l'oro lo hanno già e lo estraggono da più di un secolo, l'oro bianco, le spiagge, il solleone, l'internazionale dei miliardari che non fa mai fagotto neppure quando il resto della Francia intirizzisce abbracciata al costosissimo termosifone. L'unico petrolio che a loro interessa è quello che estraggono dai portamonete degli emiri e degli oligarchi che comprano ville e parcheggiano yatch-portaerei davanti alle coste del Var che è un piacere vederli. Ma la puzza, gli antiestetici residui oleosi, i pesci morti li lasciano, educatamente, a casa loro. E invece no.
Il paese di un presidente, Nicolas Sarkozy, che ha fatto venire i rimorsi all'universo con l'obbligo di essere ecologista pena la distruzione, ha varcato a tutto vapore la soglia infera delle prospezioni petrolifere autorizzate proprio in faccia a uno dei gioielloni della natura francese. A meno di trenta chilometri, tra l'altro, dal parco marino di Port Cros. È una conferma : il presidente-catacumeno del Vangelo verde ha commesso negli ultimi tempi parecchie eresie, da quando ha scoperto cioè che le contingenze del bilancio statale sono più costrittive della salvezza del pianeta. Tra qualche giorno, entro novembre, i determinatissimi tecnici di una società inglese che ha ottenuto l'appalto, la Melrose Resources, cominceranno a bombardare con i fasci di cannoni sismici il fondo del Mediterraneo che in questa zona ha profondità anche di 2600 metri.
Gli inglesi sono ottimisti, profetano che questo bel mare davanti alla Provenza che inteneriva pittori e poeti è uno scrigno, zeppo di petrolio e di gas, soprattutto gas biogenico. Ne sono certissimi. Solo scrupoli sciagurati e l'effimera abbondanza hanno impedito finora di trasformarlo in redditizie godurie peimar energia. Con una concessione di 12500 chilometri quadrati e due mesi di tempo è arrivato il loro turno. Già le vedono, le piattaforme che zampillano sul mare di Omero e i turisti della prossima saison che si ritemprano con originali escursioni tipo Nigeria o Kuwait. La festosa sintassi dei permessi è in regola, con bolli e controbolli: ministero (della ecologia e fino a ieri anche della energia) e prefetto delle Bouches-du-Rhône. Chieder loro di preoccuparsi perché le onde acustiche dei loro congegni rendono la vita difficile a una decina di specie di mammiferi marini già ingolfati nelle malebolge del rischio di estinzione sarebbe forse un po' troppo. In questo mare, si affolla, ingenuamente convinta di essere al riparo dalle ingiurie degli uomini e dell'economia, una arca di Noè: orche delfini balene, quattro varietà di tartarughe per non parlare dei pesci. A tumultuare a loro nome provvedono i soliti stralunati di Greenpeace France che hanno fiutato che la faccenda vada a finire in disastro e parlano di dossier sicurezza ampiamente insufficienti.
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E 'situazione critica infatti che deve essere controllato .. In nessun modo possiamo distruggere la natura ..
sds |
Francesco Pacienza |
Inserito il - 22 nov 2010 : 23:16:10 Ormai non mi sorprendo più di nulla; si insegue solo ed esclusivamente il profitto mettendo da parte il buon senso. Ma quanta parte di colpa abbiamo ognuno di noi in tutto ciò? Forse se la richiesta di energia, sotto ogni forma, si abbassasse considerevolmente questa folle corsa verso l'autodistruzione inizierebbe a scemare.
vidi vici Se le mie risposte non vi soddisfano, fatevi un corso... |
Ratavuloira |
Inserito il - 21 nov 2010 : 15:14:09 Credi che agli in iglesi freghi qualche cosa del Mediterraneo? Sai bene come la pensano i francesi: "est l'argent que fait la guerre" L'oro nero è un vero dio per le disastrate casse dei governi della vecchia Europa. Cosa vuoi che importi loro di quattro balene, mezza dozzina di delfini e qualche pescetto. Le loro auto blu vanno a benzina, sono mica i pesci che le spingono.
La mia regola è non avere regole |
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